RUBRICA DELLA SALUTE
FisioPro Correggio
LEGAMENTO
CROCIATO...COME SARA' IL GINOCCHIO TRA 20 ANNI?
La rottura del
legamento crociato anteriore (LCA) ha, nel medio termine, maggiore probabilità di
sviluppare un ginocchio “vecchio” in un paziente giovane. Nel lungo termine
(> 20 anni) gli effetti di operazioni e trattamenti non invasivi dopo
rottura del LCA sono ancora poco chiari.
Scopo dello studio
(qui di seguito riportato) è stato quello di comparare gli outcome nel lungo
termine del trattamento chirurgico vs trattamento conservativo nella rottura
del LCA in atleti di alto livello.
METODI:
Sono
stati selezionati 50 pazienti con rottura del LCA , di cui 25 trattati non
invasivamente (attraverso fisioterapia e modificazioni nello stlle di vita), 25
chirurgicamente (tecnica artroscopica).
I
pazienti sono poi stati valutati a 10 e 20 anni di distanza attraverso le
immagini radiografiche per osteoartrosi del ginocchio, outcome funzionali,
lesioni del ginocchio, stato dei menischi, stabilità del ginocchio.
RISULTATI:
Tutti
i 50 pazienti (100%) sono stati inclusi nello studio in tutti i follow up. Dopo
20 anni, è stata trovata osteoartrosi al
ginocchio nell'80% dei pazienti operati, rispetto al 68% dei non operati. Non è
stata rilevata differenza tra i gruppi per quanto riguarda gli outcome funzionali
e le meniscectomie effettuate. Il pivot shift test è stato valutato come
negativo in 17 pazienti (68%) del gruppo operato contro i 3 pazienti (13%) del
gruppo conservativo e il Lachman test è risultato negativo in 12 pazienti (48%)
nel gruppo operato contro 1 paziente (4%) del gruppo non operato.
CONCLUSIONI:
In
conclusione, questo studio durato 20 anni ha rilevato che non ci sono
differenze tra i due gruppi per quanto riguarda l'osteoartrosi del ginocchio.
La stabilità del ginocchio è risultata migliore nel gruppo operato, ma non si è
evidenziato poi un oggettivo miglioramento negli outcome funzionali.
Fonte: Twenty Years Follow Up
study comparing operative versus nonoperative treatment of anterior cruciate
ligament ruptures in high level athletes. Daan T. van
Yperen, MD, Max Reijman, PhD,
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