martedì 23 gennaio 2018

RIPARAZIONE DELLA CUFFIA DEI ROTATORI: ASPETTI RIABILITATIVI



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RIPARAZIONE DELLA CUFFIA DEI ROTATORI: ASPETTI RIABILITATIVI





Dopo la riparazione chirurgica della cuffia dei rotatori, è consigliabile un periodo di restrizione del movimento. Tuttavia, il tempo ottimale di immobilizzazione non è ancora chiaro. Questo periodo è importante per proteggere il tendine, consentire la guarigione e prevenire episodi di recidiva. Tuttavia, il movimento ritardato può aumentare il rischio di rigidità postoperatoria della spalla, atrofia muscolare e ritardo nel recupero funzionale.
Sulla base delle prove disponibili, è difficile prendere una decisione clinica sul miglior regime di riabilitazione e stabilire il momento più favorevole per iniziare la riabilitazione postoperatoria.

Sono state incluse revisioni e studi randomizzati controllati (RCT) che hanno confrontato l'efficacia della riabilitazione precoce con la riabilitazione conservativa, dopo riparazione chirurgica della cuffia dei rotatori, sotto la supervisione di un fisioterapista.

I pazienti inclusi hanno subito una riparazione chirurgica della cuffia dei rotatori e sono stati assegnati a gruppi con diversi tempi di inizio della loro riabilitazione (fisioterapia ed esercizi).


Aspetti riabilitativi
Immobilizzazione
Il tipo di ortesi variava tra gli studi e non vi era consenso sul fatto che la spalla dovesse essere angolata in abduzione o mantenuta al di fuori del torace. La prescrizione della postura di immobilizzazione dovrebbe considerare le caratteristiche della riparazione. Lo stress meccanico nel sito chirurgico deve essere evitato il più possibile, per facilitare una guarigione sicura. Secondo una recente indagine con fisioterapisti e chirurghi nel Regno Unito sull'attuale pratica di riabilitazione della cuffia dei rotatori, l'86% indica che i loro pazienti usano un'imbracatura, solo il 18% usa un tutore e il 2% dichiara altre forme di immobilizzazione.

Quando iniziare la fisioterapia
La prima sessione di riabilitazione variava tra gli studi dal primo giorno postoperatorio a 4 settimane nei primi protocolli, e circa 3-8 settimane per i gruppi conservativi.

Il momento ottimale per iniziare una mobilizzazione della spalla sembra essere 3-4 settimane dopo la chirurgia. Se gli stimoli meccanici vengono applicati quando le fibre di collagene iniziano a sviluppare la loro disposizione strutturale, i tendini possono migliorare le loro proprietà viscoelastiche. Questo può aiutare ad evitare complicazioni successive legate alle aderenze e alla rigidità del tessuto. Il ragionamento per sostenere un protocollo appropriato dovrebbe seguire la meccanobiologia della guarigione dei tendini e le caratteristiche metaboliche.

Conclusione
La mobilizzazione precoce non migliora gli esiti funzionali, il dolore o il ROM rispetto ad una riabilitazione conservativa e non causa un più alto tasso di recidiva. Tuttavia, non vi è ancora consenso su quale sia l'approccio migliore a causa dell'eterogeneità dei protocolli e della qualità metodologica delle revisioni e degli studi primari.

Quali sono i risultati?
-          Ci sono poche prove per confermare se la mobilitazione precoce migliori o meno i risultati.
-          I risultati per il dolore devono essere interpretati attentamente poiché mancano informazioni su terapie aggiuntive per la gestione del dolore.
-          La mobilizzazione precoce non è la causa diretta di tassi di recidiva più alti. Devono essere considerati i fattori dei pazienti che compromettono il recupero.

Come potrebbe influire sulla pratica clinica in futuro?
-          La riabilitazione gioca un ruolo importante dopo le riparazioni della cuffia dei rotatori.
-          La letteratura esistente ha mostrato una varietà di esiti della riabilitazione precoce.
-          Non è chiaro se la riabilitazione precoce avvantaggi i pazienti dopo l'intervento.


Fonte: Mazuquin BF, et al. "Effectiveness of early compared with conservative rehabilitation for patients having rotator cuff repair surgery: an overview of systematic reviews" Br J Sports Med 2018;52:111–121. doi:10.1136/bjsports-2016-095963 

CERVICALGIA: L’EFFICACIA DELLA TERAPIA MANUALE E DELL'ESERCIZIO TERAPEUTICO


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CERVICALGIA:  
L’EFFICACIA DELLA TERAPIA MANUALE E DELL'ESERCIZIO TERAPEUTICO


DOLORE AL COLLO?
Il dolore al collo è un disturbo muscolo scheletrico comune e spesso una condizione disabilitante. I report annuali sulla prevalenza di disturbi nella media generale della popolazione è del 37% e una percentuale sostanziale di persone che stanno vivendo un’insorgenza di dolore al collo cercano assistenza sanitaria l'anno successivo.

Quale Trattamento?
Due delle strategie di trattamento più ampiamente utilizzate per la gestione del dolore al collo sono l’esercizio terapeutico (ET) e la terapia manuale (MT). L’ET può essere definito come un piano di attività fisica progettato e prescritto per qualsiasi obiettivo terapeutico, che include esercizi di forza, esercizi di stabilizzazione ed esercizi di resistenza. MT può essere definito come “l’applicazione dell’uso delle mani con un intento terapeutico ".
Tra le tecniche di terapia manuale più largamente utilizzate vi sono terapia manipolativa spinale (SMT), mobilizzazione articolare e massaggio. Sia gli ET che i MT hanno dimostrato di alleviare i sintomi in varie condizioni muscolo-scheletriche. 
Lo scopo specifico di questa recensione è stato di indagare se il trattamento combinato costituito da MT e ET dimostra maggiori effetti sul dolore al collo e sulla disabilità nei pazienti adulti, rispetto a ET o MT da soli.

Risultati:
I risultati indicano che se ci sono effetti specifici di MT, aggiungono poco all'effetto complessivo del trattamento quando aggiunto come un supplemento a ET per i pazienti con dolore al collo di grado I-II. Non è stato tuttavia possibile trovare studi che hanno confrontato il trattamento combinato rispetto ad ET da solo. Questi risultati indicano che future ricerche dovrebbero essere fatte per valutare il percorso riabilitativo migliore per diminuire il dolore a riposo, gli effetti a lungo  e medio termine sulla disabilità del collo. 

Conclusioni:
Sulla base degli studi inclusi in questa recensione, si conclude che il trattamento combinato costituito da MT e ET non sembra essere più efficace (livello di evidenza medio-basso), rispetto al solo ET nel ridurre il dolore al collo a riposo, la disabilità del collo o la qualità della vita per pazienti adulti con dolore al collo di grado I e II.




martedì 9 gennaio 2018

SINDROME FEMORO-ROTULEA: L’EFFICACIA DELLA TERAPIA MANUALE


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SINDROME FEMORO-ROTULEA:  
L’EFFICACIA DELLA TERAPIA MANUALE




COS’E’ LA SINDROME FEMORO-ROTULEA?

La sindrome femoro-rotulea è una delle più comuni problematiche a carico degli arti inferiori.
Colpisce maggiormente le donne in età compresa trai 15 e i 30 anni e rappresenta dal 25 al 40% delle problematiche della medicina sportiva.
E’ caratterizzata da degenerazione della cartilagine ialina nella parte posteriore della rotula.
E’ caratterizzata da uno squilibrio di forze che controlla i movimenti della rotula durante flessione ed estensione del ginocchio in particolare quando l’articolazione viene sovraccaricata.

La maggior parte degli autori concorda sul fatto che in assenza di trauma diretto, la causa del dolore è multifattoriale e coinvolge una combinazione di fattori intrinseci ed estrinseci.
Fattori estrinseci: tipo di attività, pratica di sport con gesti ripetitivi o cambiamenti nell'intensità di un'attività fisica.
Fattori di rischio intrinseci sono correlati, da un lato, a caratteristiche individuali, come il mal allineamento di un arto inferiore o tensioni articolari o anormali sulla rotula e, dall'altra parte, a fattori psicologici, come alti livelli di  ansia e paura-evitamento.


DOLORE

Il dolore appare durante o dopo l'esecuzione di attività fisiche come correre, accovacciarsi, camminare su o giù per le scale, andare in bicicletta, o saltare, ed è aumentato da tali attività.

Le persone che soffrono di tale patologia descrivono spesso il dolore sotto o attorno alla rotula, spesso difficile da localizzare. I sintomi compaiono solitamente in modo graduale e possono
essere bilaterali. L'infiammazione del ginocchio non è caratteristica di tale sindrome sebbene i pazienti possano riferiee una sensazione di rigidità, soprattutto nel movimento di flessione del ginocchio.

COME AGIRE?

In accordo con la conferenza internazionale di terapia fisica, il trattamento include esercizi di rinforzo, facilitazioni neuromuscolari propriocettive [PNF], elettrostimolazione o terapia manuale [MT]). La terapia manuale offre un'opzione di trattamento conservativa, per la sindrome femoro-rotulea, che consiste in diverse tecniche (manipolazione,  mobilizzazione dell’articolazione e mobilizzazione dei tessuti molli), ottenendo così riduzione del dolore e miglioramento della funzionalità e della mobilità dell’articolazione stessa.
La combinazione di terapia manuale e altre tecniche terapeutiche possono incrementare tali miglioramenti.


QUALE TRATTAMENTO MIGLIORE?

Tutti gli studi selezionati hanno riportato l’efficacia della terapia manuale in combinazione con altre
tecniche quali esercizi di rinforzo, elettrostimolazione, taping, esercizio aerobico e protocolli di esercizi a casa. I risultati generali di questa suggeriscono che la TM ha effetti nel ridurre il dolore e migliorare la funzione nella sindrome femoro-rotulea. Tuttavia, i risultati suggeriscono il lavoro viene effettuato sull’intero arto inferiore e non solo sul ginocchio, i risultati appaiono migliori

CONCLUSIONI
La combinazione di TM ed esercizi specifici produce maggiori risultati nel dolore, migliora la funzione.

Applicazioni pratiche:
• La sindrome  femoro-rotulea è uno dei disturbi più comuni dell'arto inferiore.
• La terapia manuale è un'opzione di trattamento che può alleviare il dolore e migliorare la funzione del ginocchio
• MT combinato con esercizi specifici sulla catena cinetica completa può essere un importante
elemento nel successo della riabilitazione dei pazienti con PFPS.


Fonti:
Effectiveness of Manual Therapy Combined With Physical Therapy in Treatment of Patellofemoral Pain Syndrome: Systematic Review - Paper submitted July 27, 2016; in revised form September 18,
2016; accepted October 7, 2016. 1556-3707/$36.00 © 2017 National University of Health Sciences. http://dx.doi.org/10.1016/j.jcm.2016.10.003



martedì 2 gennaio 2018

RUNNING E ARTROSI AL GINOCCHIO: QUALI EVIDENZE?

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RUNNING E ARTROSI AL GINOCCHIO: QUALI EVIDENZE?


COS'E' L'OSTEOARTRITE?
L'osteoartrite è una condizione cronica caratterizzata da dolore, impotenza funzionale e ridotta qualità della vita.
Il ginocchio è una delle articolazioni più frequentemente colpite, con una stima di oltre 9 milioni di persone affette da OA al ginocchio negli Stati Uniti. Nonostante i significativi progressi compiuti negli ultimi decenni, rimane sconosciuta l'eziologia delle OA del ginocchio. Sono stati identificati numerosi fattori di rischio, come obesità, livello di attività lavorativa, danno articolare, oltre a età, sesso, genetica ed etnia. L'associazione tra attività fisica o l'esercizio e l'OA al ginocchio è ancora poco chiara.
Questa revisione ha raccolto sistematicamente 153 articoli (soggetti di età variabile da 27,4 a 69 anni), cercando di chiarire il ruolo della corsa nello sviluppo dell'osteoartrite del ginocchio.

CORSA E OA:
Diversi studi hanno cercato di comprendere se ci fosse correlazione significativa tra corsa e insorgenza di osteoartrite al ginocchio, ma all'attuale stato dell'arte la comunità scientifica non è riuscita ad evidenziare nette correlazioni a causa della scarsità e delle contraddizioni nelle prove relative all'OA del ginocchio.
Alcune revisioni recenti hanno riportato aumentate probabilità per i corridori di elite.

E' stato tuttavia dimostrato il doppio ruolo della corsa, che agirebbe da protezione nei confronti del ginocchio o potrebbe essere un fattore di rischio nello sviluppo di osteoartrite, a seconda della tolleranza al carico dell'articolazione stessa (variabile di soggetto in soggetto).


RADIOGRAFICAMENTE:
Numerosi e differenti i rilievi a livello radiografico: osteofiti, sclerosi, ispessimento di cartilagine, volume o superficie articolare e alcuni non hanno segnalato differenze radiografiche significative tra runner e non runner. 
Nemmeno da queste evidenze, pertanto, è stato possibile mettere in evidenza l'associazione tra corsa  e diagnosi di OA al ginocchio, principalmente perché i due studi di migliore qualità identificati hanno offerto conclusioni diverse.

Tuttavia, un risultato chiave di questa revisione è stato il risultato della meta-analisi, che suggeriva una riduzione di circa il 50% di probabilità di intervento chirurgico a causa di OA.

Nonostante l'eterogenità degli studi e le difficcili associazioni, gli effetti specifici sull'attività o sullo sport non dovrebbero essere ignorati e la questione della corsa rimane clinicamente importante. Dati i molti effetti benefici stabiliti dell'attività fisica sulla salute, è importante informare il pubblico in modo sicuro circa le forme di attività fisica che possono intraprendere senza pregiudicare la loro salute muscolo-scheletrica. Attualmente, sulla base delle prove pubblicate, siamo in grado di offrire consigli anche su una delle attività più popolari, la corsa.


COME AGIRE SULL'OSTEOARTRITE?
La recente letteratura ha individuato nella terapia manuale un ottimo alleato per migliorare la sintomatologia tipica dell'osteoartrite. Essa agisce infatti positivamente sulla rigidità dell'articolazione, sul dolore e di conseguenza sulle attività della vita quotidiana e sulla qualità di vita.
Con il termine terapia manuale indichiamo tecniche che agiscono sui tessuti molli, sulle articolazioni e sulle ossa per mezzo della mani, della braccia, dei gomiti del fisioterapista specializzato. Le tecniche maggiormente utilizzate sono mobilizzazione della articolazioni e  manipolazioni associate ad esercizio terapeutico.

Sarebbero tuttavia importanti ulteriori studi, con follow up a lungo termine per valutare gli effetti benefici nel tempo di tali tecniche.


FONTI:
1. Am J Sports Med. 2017 May;45(6):1447-1457. doi: 10.1177/0363546516657531. Epub 2016 Aug 20. Running and Knee Osteoarthritis: A Systematic Review and Meta-analysis. Timmins KA1, Leech RD1, Batt ME1,2, Edwards KL1.

2. Pain Physician. 2017 May;20(4):229-243 The Effectiveness of Manual Therapy for Relieving Pain, Stiffness, and Dysfunction in Knee Osteoarthritis: A Systematic Review and Meta-Analysis. Xu Q1, Chen B2, Wang Y3, Wang X4, Han D5, Ding D6, Zheng Y7, Cao Y6, Zhan H4, Zhou Y3.


Dolore Cronico: un approccio basato sull’evidenza

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